giovedì 13 luglio 2017

luglio è il mese magico dei ricordi. le lucciole riempivano l'oscurità della sera, l'oscurità vera, quella del buio della casa di campagna avvolta nel silenzio dei campi di grano e nel pigro cigolio di un lontano mulino a vento. le mani diventavano rosse ad intermittenza e la meraviglia splendeva sul mio volto di bambina.La notta nascondeva tutto, la grande fontana di pietra, gli alberi altissimi e il pozzo di cui avevo tanta paura, e al mattino salutavo quel paesaggio tanto amato dal finestrino della macchina di papà dove i Dire Straits cantavano Tunnel Of Love. Dopo il mare passavo il pomeriggio con la nonna a correre nell'orto e inseguire i nostri innumerevoli gattini. Nonna sapeva quanto era importante giocare all'aria aperta, e mi sorrideva mentre strofinava i panni nel lavatoio cantando "voi non la conoscete ha gli occhi belli" ...e mi esortava a non perdere tempo a rientrare in casa a fare la pipì se mi scappava, perchè i campi erano vasti e potevo chinarmi ad annaffiare la terra senza interrompere le mie scorribande. Poi mi diceva di non dirlo a papà perchè ero una bambina di città ed era conveniente per una signorina usare il bagno invece di fare la selvaggia...io invece ero tutta contenta! Nonna rideva e stofinava il sapone di marsiglia sui panni mentre io facevo tesoro di una libertà dei sensi che mi ha insegnato ad apprezzare le piccole gioie della semplicità.

giovedì 4 maggio 2017


Il viaggio da Tangeri a Chefchaouen - Il pullman interiore

Se siete deboli di stomaco o facilmente impressionabili non leggete, grazie.
Non so se a voi capita ma ci sono delle situazioni apparentemente banali della nostra vita, che mi ritornano in mente molte volte, in momenti difficili, o semplicemente in istanti meditativi. Mi piace pensare che questi momenti che ho vissuto mi ritornano in mente perchè in quel momento, pur non accorgendomi di nulla ho vissuto un passo evolutivo dell'anima, segnato un punto, messo un sassolino sul sentiero...insomma, momenti che possono sembrare apparentemente normali e invece hanno un significato profondo che non cogliamo perchè è davvero arduo scavare così dentro per portare alla luce il vero significato. Io li prendo così come vengono, accolgo questi ricordi che ritornano vividi e ricorrenti come un generatore di pile, come un talismano traumaturgico, lascio le immagini scorrere e dopo, vi giuro, mi sento incredibilmente bene. Uno di questi flash emotivi che ritorna di frequente nella mia mente è il viaggio in pullman che con la mia amica Michela, mia sorella Debora e mio cognato Christian, abbiamo fatto da Tangeri a Chefchaouen in un caldo agosto marocchino. C'è da dire che la mia vacanza a Tangeri nel 2014 con la mia amica Michela ha segnato una tappa importante della mia vita, in quanto è stata l'ultima vacanza da "ragazza" che mi ha accompagnata nel mio percorso nel diventare "donna" e poco dopo mamma. Dopo c'è stato il mio viaggio al Cairo, ma dentro di me ero già mamma anche se il mio piccolino non era ancora stato concepito, già la sua idea e il desiderio di averlo mi avevano profondamente cambiata. La libertà, la felicità e la spensieratezza di quei giorni segnati dal sole, dalle spezie e dal cielo limpido le porterò sempre con me, e l'amicizia con Michela si è rinforzata proprio nel momento giusto, quel momento di trasformazione che mi avrebbe portato lontano da lei per molto tempo ma che me la farà sempre considerare come una sorella per tutto quello che abbiamo condiviso. Ma torniamo al viaggio...Prendiamo il pullman per pochi spicci alla stazione dei pullman di Tangeri. C'è da dire che gli unici italiani eravamo noi 4 e che noi due ci siamo completamente affidate all'esperienza di mia sorella e mio cognato, giramarocco professionisti !Insieme a noi c'erano moltissime famiglie con innumerevoli bambini che stavano sedute su due sedili (alcune con tre bambini in braccio) e le tipiche donne di Chefchaouen con quel cappello pieno di pon pon e la gonna righe che portavano ceste di generi alimentari. Il cappello me lo ero orgogliosamente messo in testa anche io e lo vedete in foto qui sopra...prima di partire salgono sul pullman un paio di venditori ambulanti che vendono le cose più improponibili, in particolare medicinali probabilmente scaduti e fazzoletti. Io sono abbastanza preoccupata perchè soffro molto il mal d'auto e non siamo riuscite a sederci davanti, e accarezzo con tensione la mia scatola di Travelgum mentre Michela si è portata la xamamina, sempre per me perchè lei ha lo stomaco di ferro. Partiamo e già intuisco che l'autista è un pò spericolato. Sulla strada che porta a Chefchouen ne vediamo di cotte e di crude...Un camion pieno di pomodori dove dei ragazzi dormono sopra ai pomodori e sotto il cielo terso del mattino...un furgoncino bianco stipato di ragazzi che vanno a lavoro dove l'ultimo si regge pericolosamente allo sportello aperto per non cadere (dentro sono tutti in piedi arrampicati l'uno sull'altro), mariti con i motorini modificati che hanno attaccato un carretto a due ruote dietro per caricarsi la moglie...piccoli furgoni senza sportelli dietro che ospitano bambini che dormono insieme a mogli e suocere indaffarate a intrecciare la paglia...insomma il coloratissimo e soprendente mondo marocchino! Il travelgum mi da una leggera sonnolenza e quando Michela mi da le spintarelle sul braccio mi rendo conto di cosa era successo nel frattempo sul pullman. Accanto a noi nel corridoio centrale erano sedute tre donne per terra a gambe incrociate. Io e Michela ci guardiamo perplesse ma dopo altre fermate (che avvengono a caso e non sono segnate sulla strada) ci rendiamo conto che è un fenomeno normale...cioè i passeggeri salgono e siccome il pullman è pieno si siedono comodamente per terra con la teste appiccicate al tuo sedere. Dopo poco succede quello che è uno dei miei peggiori incubi. Una vecchia, una di quelle col cappello con i pon pon inizia ad emettere dei versi come se la stessero scannando...la poveretta sta vomitando e nessuno batte un ciglio. Circa tre file davanti a noi una mano si alza e spruzza un deodorante. I versi gutturali della vecchia continuano senza ritegno, l'autista non si ferma, nè lei chiede una sosta. Nessuno commenta o parla finchè anche il bambino davanti a noi in braccio alla mamma inzia a vomitare. Tutti i marocchini che viaggiano in pullman sembra siano attrezzatissimi, con buste, fazzoletti e deodorante e non si scompongono. Io mi dispiaccio troppo per il bambino davanti a noi e chiedo alla mamma se vuole del travelgum ma lei mi fa capire che è petito, troppo piccolo per prendere medicinali. Dopo poco qualcun'altro dietro inzia a vomitare e mentre alcuni scendono e altri salgono, sulle scale che portano all'uscita compaiono delle bustine accuratemnte chiuse come ricordino di chi si è sentito male. Mi sembra di vivere in un incubo perchè io sono davvero debole di stomaco, e le budella mi si sono intrecciate in una morsa. Michela è immobile perchè è lei quella vicina al corridoio, la più esposta tra noi due a questo spaccato di normalità marocchina che mi fa tanta impressione, ed io mi sento protetta dalla sua figura che si interpone tra me e il mondo esterno. L'autista non si ferma mai e iniziamo a salire. Il pullman è strapieno sia di posti a sedere che di posti a terra, ma nessuno sta in piedi. Alcuni bambini cantano, alcuni adulti recitano il Corano, qualcuno ha il coraggio di mangiare, la mano con i braccialetti un pò più avanti a noi continua a spruzzare deodorante e noi le siamo davvero grate. Ovviamente i finestrini sono chiusi. l'aria condizionata è accesa per fortuna, anche se debole, ma l'odore come potrete immaginare non è dei migliori...ogni tanto diamo uno sguardo a mia sorella e mio cognato che si godono imperturbabili il viaggio come se niente fosse mentre noi siamo allucinate! Finalmente arriviamo alla stazione di Chefchaouen e scendiamo dal pullman stordite. mettere il piede a terra è come essere state salvate da un naufragio e aver toccato la terraferma dopo un potente mal di mare...ci avvicendiamo all'unico bagno della stazione che oltre ad essere a pagamento è un complimento dire che era fatiscente...l'acqua ovviamente si tira con un secchio che devi riempire tu...ma ci scappa proprio e io Michela e mia sorella ci guardiamo allo specchio sbeccato che vedete in foto e troviamo che le nostre facce sono così buffe da doverle per forza immortalare. La foto che ci siamo fatte in primo piano e io Michela ci ha fatto scoppiare a ridere per giorni e giorni, e a distanza di mesi e anni ogni volta che la guardo non posso che sbellicarmi...mi fa un effetto incredibile vederla, è più forte di me...Uscite da questa avventura/incubo ci accingiamo a prendere due taxi blu che ci porteranno al centro della citta blu. Quanto sia stupenda questa perla in mezzo ai monti tutta dipinta di azzurro è un'altra storia...quello che volevo raccontare è proprio questa odissea, questo viaggio della speranza dove ci siamo ritrovate per forza marocchine senza via d'uscita, in un contesto dove non potevamo fare le turiste, dove non potevamo scendere a prendere una boccata d'aria fresca e pulita...vi sembrerà strano ma in questa specie di incubo qualcosa è successo, qualcosa che mi fa rivivere questo ricordo con allegria e non con disgusto...i meccanismi dell'anima sono impenetrabili ed arcani, ma sia io che Michi siamo d'accordo che questo viaggio è stato molto di più di un viaggio in pullman verso la città blu del Marocco, è stato un viaggio interiore, che ci ha messe davanti ai nostri limiti, che ci ha fatto accettare ciò che per noi era improponibile, che ci ha fatto vestire i panni di qualcun'altro non facendoci sentire estranee, che ci ha legato in qualche modo a quella terra non solo per la sua bellezza, ma anche per la sua realtà

giovedì 27 aprile 2017



Nella mia infanzia come tutti i bambini degli anni 80 ho sperimentato quella che potrei chiamare...la Deliziosa Paura...non parlo di quella sensazione di orrore vuoto e solitudine che provano i bimbi quando purtroppo succedeva loro qualcosa di brutto...ma di quella paura elettrizzante di cui non potevamo fare a meno...la prima paura quella delle favolette non sempre rose e fiori...streghe mangia bambini, principesse prigioniere di draghi, principi trasformati in strani animali, orfanelle in preda a lupi cattivi, agnellini soli nei boschi...la paura di togliere le ruote alla biciletta e correre nel vuoto...trovarsi nella strada da soli noi bambini e tenerci per mano mentre andavamo a buttare la spazzatura della nonna, il blu della prima volta sott'acqua, la voce di Laura Palmer in Twin Peacks mentre stai con la testa sotto la coperta perche'hai troppa paura di vedere la tv, le tue zie che parlano di notte dell film L'Esorcista, le escursioni segrete in posti proibiti (il pozzo, la casa abbandonata, l'acqua dove non si tocca, le Grotte di Tiberio...)per poi correre senza fiato al richiamo di nonna, eleggere una casa dei fantasmi e andarla a visitare stabilendo chi deve salire prima la scale facendo la conta...
Tutte cose che mi hanno fatto crescere con fantasia, giudizio e capacita'di distinguere il giusto...
Oggi invece la paura quella vera...quella brutta...quella nera...e'sempre sotto gli occhi di tutti...ogni istante la tv ci mostra sangue, morte, orrore...immagini che io da bambina non avrei neanche potuto immaginare....oggi sono normali...quotidiane...non c "e'piu spazio per l immaginazione, ne'per la scelta...
La morte, la tortura e gli abusi sono diventati come il pane tagliato e messo a tavola...neanche ci si bada piu'...
Mi spaventa dover crescere mio figlio in questo clima dove l'orrore e'normale!!!
Come si fa?

giovedì 20 aprile 2017

Le danzatrici orientali e il frullato alla cannella

Faccio parte di quella che puo'essere definita "la generazione intermedia delle danzatrici"...prima c'e'stata la vecchia generazione quella delle nostre grandi maestre che ci hanno fatto scuola...e poi ci siamo state noi, le danzatrici che erano ancora poche e lavoravano un sacco.Noi che se ci andava male facevamo uno spettacolo a settimana...se ci andava bene il giovedi, venerdi',sabato e domenica lasciavamo tutti i nostri abiti in valigia per scorazzarli a destra e manca.Oggi c"e'la generazione nuova,quella delle competition e dei festival,della gara ai like sui post facebook e alle partecipazioni a tutti gli eventi a tema...Noi eravamo quelle che ballavano ovunque e sapevano farsi rispettare.Oggi va di moda "no l'addio al celibato no, la festa di 40 anni no, solo questo,codesto e quello..."Noi agli addii al celibato ci ballavamo perche'si aveva un gran rispetto della danzatrice e se si voleva qualcosa di piccante non era il nostro spettacolo quello che si chiedeva...anzi noi facevamo molte feste di addio al nubilato di sole donne dove le amiche scherzavano tra di loro e ridevano scuotendo le medagliette delle cinture che prestavamo...e'ovvio che in tanti spettacoli, e in tanta ingenua gioventu'dei nostri circa 25 anni, di cose bizzare ce ne sono state e di persone scorrette ne abbiamo incontrate...io mi sono beccata un morso sul fianco e moltissime sono state le volte in cui ci siamo ritrovate in posti sperduti in mezzo al nulla dove davvero nessuno ci avrebbe ritrovatro...ma i viaggi, le persone che abbiamo conosciuto, e il luoghi che abbiamo visto grazie alla danza, sul piatto della bilancia pesavano così tanto da non farci vedere nessun aspetto negativo nel nostro scorazzare a destra e manca armate di spade e candelabri.
Poi c'erano loro...quella categoria di uomini ...quelli con un solo neurone per intenderci...loro si sono imbattuti spesso tra uno svolazzo di velo e una sciabolata nei nostri spettacoli.
Ecco il loro sguardo di sbieco con la bocca che si atteggia a un sorriso che tutto vuole intendere "Fai la danza del ventre?Beato il tuo ragazzo!"strizzando l'occhiolino e immaginando chissa'quale fantasioso scenario degno di Ingres...e altre affermazioni stupide del tipo "Ma al tuo ragazzo fai spettacoli privati?"..."Ma lui non e'geloso?" Se sei un uomo e stai leggendo questo post (cosa davvero improbabile) sei avvertito...non farmi mai una domanda del genere o sarai inserito nella ormai lunghissima lista dei mutandoidi...ovvero coloro che il cervello ce l'hanno allocato in un posto diverso dalla scatola cranica.
Tornando alle affermazioni idiote... la domanda peggiore che ho sentito e anche piu'di una volta e'stata "Ma quindi voi in privato fate il frullato?"...Ora care amiche danzatrici della nuova generazione sappiate che la leggenda metropolitana del frullato andava davvero in voga tra il 2005 e il 2010 non si sa per quale oscuro motivo...cosa passasse per il neurone dell'interlocutore non si riusciva a capirlo visto che data la nostra giovane eta'restavamo impalate e inebetite di fronte a questa ridicola e grottesca fantasia maschile. Ora a 37 anni suonati saprei certamente rispondere che si...certo che lo faccio il frullato!Aromatizzato alla cannella e sotto il ramadan ci metto pure due tre datteri , ma rigorosamente senza latte!Vuoi un sorso?
Ora tanto per sfatare un mito...in mezzo alla valigia tra sagat e paillettes un frullatore proprio non ci stava...quindi niente frullati da asporto...o forse volevano intendere un'altra cosa?no perche'io ancora mica ho capito....perche'per noi la danza e'femmina,e'condivisione con le donne,e'sorellanza...e non ha nulla a che vedere con malizia, sesso o provocazione.
Sarebbe da far parlare i nostri compagni di vita che sono costretti a portarci le valigie, farci da dj e presentatori improvvisati, e al massimo come spettacolo privato ci vedono in casa col molletone in testa e i calzini coi gommini ai piedi mentre montiamo le coreografie delle nostre allieve...loro, uomini con tanti neuroni, ce li siamo scelti perche'rispettano la nostra danza e comprendono che e'parte della nostra anima e della nostra vita.
Amiche danzatrici, la prossima volta che vi fate un frullato pensatemi ♡
 Un piccolo assaggio dello spettacolo Salotto D'Oriente





mercoledì 19 aprile 2017


Sedona- dove i gechi popolano i sogni-
Ieri sera mi sono addormentata pensando a Sedona...un posto dall'altra parte del mondo che in qualche modo ha lasciato un sassolino rosso nella mia anima. Il mio amico Marshall Lewis ci ha chiamate in America per portare la nostra danza nelle torride lande ferrose dell'Arizona...e così, io che sono sempre stata alla ricerca della spiritualità in ogni luogo e in ogni persona, mi sono ritrovata con le mie amiche Lune e la mia valigia colma di abiti orientali, nella città New Age per eccellenza.Sedona dista circa 2 ore da Phoenix, e quando si arriva, le rocce rosse uniche al mondo, tipiche di questo magico territorio vi riempiranno gli occhi di meraviglia. la città è piccola e a misura d'uomo, pulita, ordinata, con tanti negozietti di souvenir e molti ritrorantini tipici dove potrete mangiare serpente fritto, cactus e bisonte..Le attività artistiche a Sedona sono innumerevoli, così come il turismo "Alieno" !Noi abbiamo fatto proprio una gita con la Jeep in cerca di un alieno di nome Pasquale che era un gran timidone e si nascondeva dietro le montagne rosse al crepuscolo. La nostra guida indiana lo chiamava in continuazione mentre il sole tramontava ma non si è fatto vedere...In compenso al posto di Pasquale abbiamo visto le stelle!Avete mai letto l'ombra dello Scorpione di S.King? Quando il sole tramonta...le stelle sembrano cadere sulle vostre teste! La notte di Sedona è costellata di stelle, e le stelle si muovono, ammiccano, brillano, vi fanno l'occhiolino, si inseguono...c'è un'attività in cielo inimmaginabile...tutto sotto i vostri occhi meravigliati. Le rocce rosse di Catedralrock e Bellrock ci hanno trovate come impreparate donnette di città...per fortuna il nostro amico Marshall aveva portato con sè acqua per tutte noi Lune sprovvedute, perchè ad Agosto sotto il sole dell'Arizona fa davvero molto caldo! Ho creduto davvero di poter vedere i famosi vortici energetici di Sedona. Si tratta di spirali di energia che sono prigionate dalla terra e dall'acqua, per motivi ancora sconosciuti...per questo Sedona è consoderata una città al confine tra il mondo reale e una realtà che sta oltre la nostra...una città "porta"...uno stargate! Siamo state a Sedona una settimana intera e quello che è successo la notte in cui abbiamo visitato le rocce rosse in cerca di vortici energetici non lo posso dimenticare. Non ho visto i vortici ma sono certa di esserci passata dentro, o almeno di averli sfiorati. La sera nel letto del nostro albergo, non appena chiudevo gli occhi la mia mente era invasa da spirali luminose che si muovevano vorticosamente nella mia mente, e dalla figura di un geco luminescente. Mi alzavo, accendevo la luce, ma non appena chiudevo gli occhi la spirale energetica continuava a girare e girare, con il geco al centro che mi guardava e non voleva proprio andare via. Nei tre giorni successivi ho fatto molti sogni significativi, alcuni dei quali, segnati su un taccuino, si sono rivelati premonitori a distanza di tempo. Ma non è questa la particolarità del passaggio dell'energia vorticosa delle rocce rosse nella mia anima, perchè di sogni premonitori ne faccio anche a Roma dove la sera l'unica cosa che gira in senso circolare è lo spazzolino da denti sui miei incisivi...il mio amico Marshall è stato l'unico con cui ho potuto seriamente parlare del passaggio nel vortice energetico.Sono passata?Perchè non l'ho visto? Perchè a nessuna delle altre ragazze è successo?Mi sono suggestionata? Perchè crediamo solo a ciò che vediamo e non a ciò che sentiamo? Marshall mi ha risposto "I'm happy for you Marika!" con gli occhi limpidi di chi sapeva di ascoltare il vero. Quello che posso dire a distanza di anni è che si, non li ho visti, ma sono passata in un vortice energetico a Sedona, nell'estate torrida del 2011. Il geco era un messaggio per me, un regalo del deserto, un totem che si è radicato quel giorno nella mia energia per insegnarmi ciò di cui avrei avuto bisogno di lì a poco: l'adattabilità, la capacità di sopravvivere alla trasformazione, la rigenerazione. A Sedona i sogni sono popolati da creature strane, se avete la fortuna di passare sopra un vortice energetico non sentitevi pazzi o strani, perchè anche se non lo avete visto, ma lo sentite dentro di voi, allora state certi che l'energia vi ha attraversati.


martedì 18 aprile 2017

La generazione del Casatiello

Ci sono delle cose che non si possono spiegare in un giorno, in particolare le ricette culinarie della famiglia...ancor di più se tali ricette sono della nonna. Mia nonna ha una tradizione culinaria tutta sua, così come il suo linguaggio colorito fatto di parole inventate da lei. Conoscere i segreti culinari di mia nonna è davvero impossibile...Nonostante siano anni che gustiamo le sue famose polpette, le frittelle di broccoli e le sarde a beccafico, non c'è la possibilità di avere la ricetta, piuttosto si taglia le mani! Una volta, quando sono andata a vivere da sola a 30 anni ho chiesto a mia nonna come si faceva il sugo. Ecco la sua risposta datami con aria di sufficenza "Prendi la carne di quella sceltissima, tanto sedano, la carota quella del vignarolo, la cipolla fresca e la passata e un bel pò di basilico."Ed io molto perplessa "E che faccio nonna metto tutto insieme sul fuoco?" Nonna inorridita"Ma no, così ti viene uno schifo e bruci tutto! devi fare le cose a modo un pò di olio extra vergine e via discorrendo!" Molto confusa ho chiesto a mia madre come dovevo cuocere il sugo, quello per intenderci, che devi far cuocere nella pentola gigante per almeno 3/4 ore e viene bello cremoso e abbraccia i rigatoni e non li lascia più...Ovviamente il sugo di mamma è buono ma non è il sugo di nonna. perchè mia nonna la ricetta del sugo non la sa spiegare, perchè è naturale, perchè è il frutto di anni di esperienza che sgorgano dalle sue mani, e perchè è suo, è il suo sugo e di nessun altro. Mia nonna si sveglia alle cinque e si chiude in cucina per fare le polpette, e nessuna di noi sa cosa ci mette dentro...perchè noi donne della famiglia non siamo le padrone della cucina, in quanto è lei la regina indiscussa, e noi al massimo possiamo apparecchiare la tavola. E pensare che quando ero bambina nonna mi faceva arrotolare gli gnocchi sulla forchetta, e infilare le foglie di basilico nel collo lungo delle conserve di pomodoro. Quante cose avrei potuto imparare, e invece mi concentravo sullo gnocco che rotolava via con le sue righine e sulla farina che si spargeva dappertutto. Ero una bambina innocua, che non pensava che un giorno il segreto delle polpette poteva essere venduto a peso d'oro. E quindi dopo aver appreso nell'età adulta che ci sono delle cose che davvero non si possono imparare perchè le tocchiamo, ci andiamo vicino, le facciamo nostre per famigliarità ma non ci apparterranno mai...immaginate la mia sorpresa quando a Pasqua mia suocera si è mangiata il mio casatiello dicendomi che era buonissimo, da vera napoletana. Noi a casa il casatiello non sappiamo nemmeno cosa sia...quelle di mia nonna sono ricette sicule e questa buffa cimabella con le uova non è mai stata contemplata. Avere un marito di origine partenopee è una bella sfida...e sapere di aver conquistato l'impasto come se fosse passato tra le mie mani per anni e anni di sapienza impastatrice e una gran soddisfazione. Questa idea culinaria per riflettere sul fatto che non importa se non avete il segreto del sugo che tanto vi delizia il palato, perchè nella vita ci sarà sempre un casatiello da imparare a cucinare da zero che vi renderà grati delle vostre prove e dei vostri fallimenti.

mercoledì 12 aprile 2017



C'era un tempo in cui si potevano mangiare i peperoni...
nonna li metteva sulla fiamma del gas alle 6 di mattina per abbrustolirli e spellarli...Sapevamo che erano le 6 proprio per l'odore di peperoni che si propagava per la nostra casa...e quindi si poteva dormire ancora un po'e ascoltare le rondini con la testa schiacciata sul cuscino...e se era domenica la grossa campana che tutta la settimana taceva alle 7 ti svegliava...la nostra mattina era piena di acqua salata, sabbia nel costume, lancette lentissime che non scivolavano mai abbastanza in fretta verso l'ora di farsi il bagno, crosticine sulle ginocchia che bruciavano da morire al contatto col mare... Una salita vertiginosa per tornare a casa, lasciarsi il mare alle spalle e salire su, in alto, verso le mura antiche di una citta'rivestita di storia...Non sapere che giorno e'della settimana e a malapena il mese... Perdere dolcemente il senso della realta'e del tempo che scorre, affidandosi a piccoli pilastri quotidiani...l'odore dei peperoni, nonna che canta mentre cucina, la posizione del sole che cambia salendo e scendendo dal mare...l'acqua dal rubinetto che la sera non scorreva e ci lasciava a secco...la civetta sul tetto della torre che dava la buonanotte, la corrente elettrica che verso le 11 andava via e ci lasciava a lume di candela. Non facevamo caso al tempo...e questo aveva piena clemenza di noi. Oggi...neanche scendo al mare che e'gia ora di pranzo, parlo della mia laurea come se fosse ieri...mentre il tempo della mia infanzia mi sembra cosi lontano e infinitamente lungo...
Chiedimi...come mai non mangi i peperoni??? E ti scatenero'un fiume di ricordi...